Apparso nel 1956, "II fidanzamento" è stato sempre considerato un po' anomalo rispetto a certa coerenza dello sviluppo narrativo di Parise. Il romanzo si presenta infatti come una tipica commedia all'italiana, per riprendere la formula che di lì a qualche anno sarebbe stata applicata a un certo filone cinematografico: e cioè la messinscena di un ambiente provinciale di piccoli vizi e mediocri virtù, l'analisi dell'italiano medio, ipocrita, opportunista, velleitario, un po' vile, servo per vocazione... Si direbbe che a metà strada fra due momenti importanti del proprio lavoro, l'epica infera dei ragazzi di Vicenza e il futuro prossimo della civiltà industriale, Parise abbia voluto prendersi una piccola vacanza goldoniana, abbandonandosi al puro piacere della rappresentazione, a un divertimento ironico che non si preoccupa di trasformare in simbolo o in allegoria una materia che non sopporta di essere caricata di intenzioni troppo ambiziose. Di questo divertimento sono una spia i dialoghi vivacissimi, tra i più mimetici e distesi che Parise abbia scritto. Forse "II fidanzamento", senza saperlo o volerlo, è proprio una pièce di teatro, con poche scene fisse, e i personaggi che entrano ed escono con una precipitazione sempre un po' eccessiva, per recitarvi le loro patetiche baruffe. Se questa è l'età adulta, sembrano dirci, meglio gli odorosi, rassicuranti tepori dell'infanzia matriarcale. (Ernesto Ferrero)
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Apparso nel 1956, "II fidanzamento" è stato sempre considerato un po' anomalo rispetto a certa coerenza dello sviluppo narrativo di Parise. Il romanzo si presenta infatti come una tipica commedia all'italiana, per riprendere la formula che di lì a qualche anno sarebbe stata applicata a un certo filone cinematografico: e cioè la messinscena di un ambiente provinciale di piccoli vizi e mediocri virtù, l'analisi dell'italiano medio, ipocrita, opportunista, velleitario, un po' vile, servo per vocazione... Si direbbe che a metà strada fra due momenti importanti del proprio lavoro, l'epica infera dei ragazzi di Vicenza e il futuro prossimo della civiltà industriale, Parise abbia voluto prendersi una piccola vacanza goldoniana, abbandonandosi al puro piacere della rappresentazione, a un divertimento ironico che non si preoccupa di trasformare in simbolo o in allegoria una materia che non sopporta di essere caricata di intenzioni troppo ambiziose. Di questo divertimento sono una spia i dialoghi vivacissimi, tra i più mimetici e distesi che Parise abbia scritto. Forse "II fidanzamento", senza saperlo o volerlo, è proprio una pièce di teatro, con poche scene fisse, e i personaggi che entrano ed escono con una precipitazione sempre un po' eccessiva, per recitarvi le loro patetiche baruffe. Se questa è l'età adulta, sembrano dirci, meglio gli odorosi, rassicuranti tepori dell'infanzia matriarcale. (Ernesto Ferrero)
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